Unione Nazionale Pro Loco d’Italia Comitato UNPLI ANCONA
MONTE ROBERTO
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L’organari e li orologiari
furon qui talenti veri e rari
Non è ver’ che da Giuda fu nomata,
ma da antica rocca disastrata...
Montecarotto
la storia
L’origine del nome di Montecarotto desta molte curiosità, la maggiore (ed inspiegabile) quella che lo legherebbe a Giuda Iscariota, l’apostolo traditore di Gesù. In realtà, il toponimo dovrebbe avere la sua antica etimologia in MONS ARCIS RUPTAE cioè Monte della Rocca distrutta, rimandando con tale denominazione all’antica Rocca del Castello che era situata nell’area dove ora sorge la chiesa parrocchiale collegiata, distrutta in qualche evento bellico in un imprecisato momento storico. In antichi documenti del sec XIV è nominato anche come Monte Arcarotte o anche Monte Carrocto. Tommaso Baldassini invece nel volume Notizie Historiche della Regia città di Jesi (1703) spiega la strana etimologia con il fatto che il castello ha la forma di un grande carro e che anticamente avesse come insegna un carro pieno di spighe in segno di abbondanza. Meno bella, ma descritta dal Borgianni nel volume Scariotto, patria di Giuda nella Marca anconitana, spiegando l’etimologia di Montecarotto da Mons Iscariote, cioè il paese di Giuda, il traditore del Cristo, che poi si impiccò a un albero di fico e di cui secondo la leggenda a Montecarotto si conserverebbe l’albero. Da notare che sino a gran parte del sec XIX il nome di Montecarotto era sempre stato scritto con due parole distaccate: Monte e Carotto. È solo durante il periodo napoleonico che il nome viene unito per la prima volta. Montecarotto si leva a 388 metri s.l.m. nel punto più alto del centro storico, al culmine di una armoniosa serie di colli e colline che fanno parte della zona subappeninica, nella provincia di Ancona, nelle vicinanze di Jesi da cui dista 18 km, a cavallo tra le vallate dell’Esino e del Misa, in una stupenda posizione panoramica che nelle giornate serene consente di scorgere con uno stupendo panorama sia il mare Adriatico, sia i monti dell’Appennino umbro-marchigiano. Il suo territorio confina a nord con i comuni di Ostra e Belvedere Ostrense, a est e a sud con Poggio San Marcello, a Ovest con Serra de’ Conti, con Rosora e per un breve tratto con Arcevia. La prima notizia sul paese risale al 1223 sotto il dominio del comune di Jesi, nel 1248 il cardinal Raniero conferma il possesso del Castello di Montecarotto al comune di Jesi. Il Castello divenne comunque uno dei più importanti, sia per numero di abitanti, sia per forza sociale ed economica, costantemente in prima linea nella secolare lotta per la rivendicazione di condizioni di parità politica, fiscale ed umana nei confronti dell’oligarchia cittadina. Superato un periodo turbolento, durato fino alla prima metà del XV secolo, legato alle vicende della Signoria Jesina, a Montecarotto emerse il desiderio di ricostruzione che si tradusse anche in opere architettoniche, come il completamento della monumentale cinta muraria. Con la costituzione del Regno D’Italia, nel 1860, significò un riconoscimento del ruolo di rilievo di Montecarotto, che fu promosso a capoluogo di Mandamento, nella cui giurisdizione erano i comuni di Serra de’ Conti, Poggio San Marcello, Castelplanio, Mergo e Rosora.
Giuda Iscariota
Museo Mail Art
Eventi
Scuole Storiche
ORGANARI
Quella di Montecarotto rappresenta, nel panorama organario marchigiano del Sette-Ottocento, l’unica vera e propria scuola, entità dove si configurano rapporti da maestro ad allievo tra soggetti non appartenenti alla stessa famiglia. Se il nome di Montecarotto compare per la prima volta in campo organario grazie al frate Giacomo Olivieri, la Scuola Organaria vera e propria sorge e si sviluppa due secoli più tardi, grazie al canonico montecarottese Benedetto Antonio Fioretti: costui infatti introduce all’arte Domenico e Bernardino Gasparrini di Montecarotto, Lattanzio Guidotti di Porchia, Giuseppe Attili di Ortezzano, Sebastiano e Saverio Vici di Montecarotto, Angelo Albertini di Jesi.
OROLOGIAI
Pietro Mei, Edoardo Marconi e Antonio Galli artigiani e orologiai italiani, noti per l’abilità, la fama e la genialità tecnica ed innovazione nella costruzione di orologi da torre. Un’eccellenza artigiana presente a Montecarotto nel periodo fra XIX secolo e prima metà del XX secolo.
Luoghi da visitare
> Teatro Comunale
Realizzato nella seconda metà dell’800, l’attuale Teatro Comunale nasce su progetto dell’architetto jesino Raffaele Grilli, inaugurato nel 1877 con la prima rappresentazione “L’opera in musica di Maria di Rohan” di Gaetano Donizetti. Dopo una lunga chiusura il teatro, grazie a importanti lavori di restauro, è stato riaperto e restituito alla popolazione il 9 settembre 2001 con uno spettacolo tenuto in occasione del Festival Pergolesi Spontini. La prima sede di un teatro a Montecarotto fu la grande sala del vecchio palazzo Priorale, ora perduto, adibita anche a spettacoli e che si rese inagibile quando nei primi decenni del sec. XVIII precipitò il soffitto del palazzo. Documenti dell’archivio comunale del comune di montecarotto del 1809 attestano la presenza poi di un altro locale adibito a pubblico teatro usato durante le principali ricorrenze, specialmente Carnevale per spettacoli dilettanti locali e piccole compagnie di professionisti. Tale edificio era ubicato secondo le mappe del catasto gregoriano nel cuore del centro storico presso l’attuale piazza del mercato nella piazzetta sottostante la chiesa parrocchiale.
> Palazzo Comunale
la sede del comune è ubicata in un palazzo del centro storico del 1870. Nel ‘700 Il Palazzo del Comune era situato tra le due torri nord orientali della cinta muraria, di cui una – quella cilindrica – sia pur notevolmente ritoccata, tuttora sussiste. Nel gennaio 1825 una forte tempesta di vento aveva scosso il Palazzo e l’attiguo campanile. Nel maggio 1870, con l’allora sindaco Leone Baldoni viene deliberata la vendita del vecchio palazzo. Da quel momento prendeva il via il trasferimento della residenza del nuovo fabbricato, dove oggi si trova, convenzionalmente adattato ed ampliato con l’aggiunta delle due case attigue per sistemarvi la Pretura ed altri uffici. Tale sede ha ospitato il Comune fino ad oggi. Nel 2006 sono iniziati i lavori di restauro e risanamento conservativo con un progetto finalizzato ad interventi di riparazione dei danni a seguito degli eventi sismici del 1997.
Ospita una singolare raccolta di opere di Mail Art, cioè di quell’arte che promuove, attraverso canali postali mondiali, la circuitazione di opere di piccole dimensioni (disegni, grafiche, dischi, cd, piccole sculture) realizzate da artisti collegati fra loro da iniziative libere o tematiche. Museo unico nel suo genere in Italia, ospita anche opere grafiche di Orfeo Tamburi, Pericle, Fazzini, Umberto Mastroianni, Arnaldo Ciarrocchi. Nei locali sottostanti il teatro, recuperati con un importante lavoro di restauro, nel 2006 è stato trasferito il Museo Civico della Mail Art. Il museo è stato costituito nel 1984, grazie alle donazioni di alcuni dei maestri dell’arte italiana. Il museo dal 2006 è ella nuova sede, con un nuovo allestimento, nei prestigiosi locali ristrutturati che ospitavano un tempo l’officina del Teatro comunale. La sala, in molte occasioni, viene utilizzata anche per allestimento di mostre e rappresentazioni varie.
> Torrione dell’Orologio
Monumento simbolo di Montecarotto e l’immagine più rappresentata. Si trova nel lato orientale della cinta muraria. La base è cilindrica, doppio ordine di beccatelli e sporto merlato alla ghibellina. La torre è composta da vari ambienti. Al piano superiore, a cui si accede tramite una piccola porta posta sul camminamento di ronda, vi è la parte superiore della torre dove all’interno è posto il quadrante dell’orologio, l’asta di collegamento, il pendolo e i pesi originali che consentono la ricarica manuale e il funzionamento dell’orologio meccanico del 1849 di Pietro Mei, tuttora funzionante come orologio pubblico. Da questo primo locale una scala in legno conduce a un soppalco e a una piccola stanza dove è posto il cuore pulsante dell’orologio. Continuando nella salita si arriva all’esterno della torre e alla cella campanaria dove sono collocate le campane che dietro comando dell’orologio battono giornalmente le ore, le mezz’ore e i quarti. Dalla cima della torre si può godere di un panorama e una visione mozzafiato sul territorio circostante.
> Fontana dell’Unità di Popoli
Inaugurata nel 2011, la nuova Fontana dell’Unità dei Popoli è un’opera voluta dall’amministrazione comunale, frutto di una lunga gestazione e la sua realizzazione è stata possibile grazie ai contributi di Enti e ditte locali. Il segno a terra è costituito da un poligono a 5 facce circoscritto in un cerchio. La fontana non è formata da un catino che contiene acqua, bensì da una calotta sferica rivolta verso l’esterno sulla quale vengono evidenziati i confini amministrativi dei territori che compaiono centrando il nucleo di Montecarotto. La fontana diviene suggestiva la sera quando gli zampilli sono sapientemente illuminati da un suggestivo gioco di luci. La nuova fontana è situata al centro della piazza principale del paese e prende il posto di un’aiuola, dove già all’inizio del secolo vi era una fontana, realizzata nel 1901 in occasione dell’inaugurazione del nuovo acquedotto per essere demolita nel 1927.
> Parco Naturale del Trabocco
Situato nella piccola valle di confine tra i comuni di Montecarotto e Poggio San Marcello, è di bellezza rara, un gioiello della nostra Provincia. Questo luogo ricco di magia e di storia ha caratteristiche ambientali peculiari e rare nel nostro territorio per la natura verde del sito, per una pluralità di elementi di interesse naturalistico e di opere ad esso connesse, per alcune presenze storico-architettoniche interessanti quali memoria del passato. Il visitatore può iniziare la passeggiata lungo il sentiero che arriva fino al parco partendo a scelta dal centro storico di Montecarotto o dal centro storico di Poggio San Marcello che sono perfettamente collegati dal sentiero, rappresentando questo l’antica via di collegamento tra i due Comuni. Una volta addentrati si nota come il Fossato con il suo affluente, quando confluiscono, vanno a costituire una "Y”. L’andamento del percorso e la parte prevalente del parco si qualificano come un tipico paradiso: leggeri declivi intercalati da altri più accentuati ma raccordati da percorsi pedonali. Tale contesto si arricchisce poi del complesso diroccato dell’antico mulino dell’olio ed a seguire le suggestive cascatelle, una naturale e l’altra artificiale realizzata, a suo tempo, per la canalizzazione dell’acqua verso il mulino. Le passerelle di attraversamento del fossato, nonché il suggestivo bosco a macchia, ricco di essenze arboree di diversa natura e le diffuse “liane” infondono un senso di avventura e di forte novità. La passeggiata lungo il Sentiero del Trabocco può proseguire con gli itinerari di visita ai rispettivi centri storici di Montecarotto e Poggio San Marcello realizzati e promossi in collaborazione con l’associazione Museale della Provincia di Ancona.
> Cinta Muraria
Montecarotto conserva una notevole cinta muraria, edificata nel 1509 su disegno dell’architetto Albertino di Giacomo da Cremona, che restaurò e valorizzò la precedente cerchia medioevale. La cerchia muraria misura nel suo completo sviluppo 625,50 metri e si presenta, vista in pianta, come un quadrilatero trapeizodale che cinge la parte più alta del colle dominato dalla Chiesa Parrocchiale della S.S. Annunziata. I due lati più lunghi e convergenti verso sud-est sono quelli orientali e occidentali; il terzo lato, il più corto, si apre verso sud. Il quarto con leggera sagomatura arrotondata si apre verso nord-est, nella parte che si presenta al visitatore che giunge da Jesi, ove si erge il torrione cilindrico dell’orologio. Restano ancora visibili cinque - sei torrioni. Conservata la porta del lato ovest, mentre è stata abbattuta quella del lato orientale che fiancheggiava a breve distanza, verso sud, il torrione cilindrico e raffigurata nel quadro conservato in municipio del pittore locale A. Bocci (XIX sec).
> Chiesa Collegiata S.S. Annunziata
Situata nella parte alta del paese, venne ricostruita a partire dal 1779 su progetto dell’architetto domenicano Pietro Belli. La chiesa, a croce latina, fu realizzata in un sobrio ma elegante stile neoclassico con alcuni elementi barocchi al suo interno, come le due belle cappelle ai lati del transetto. Al suo interno, la parte più spettacolare è quella presbiteriale, dove si ammira un maestoso altare maggiore, che fu realizzato da Michele Rusconi da Lugano e, sopra il coro in noce, la tela dell’Annunciazione della Vergine (XVII secolo). Sul fondo, nel catino dell’abside, bell’affresco realizzato intorno al 1950 dalla scuola Beato Angelico di Milano, raffigurante il Cristo Pantocrator, a cui spetta anche la realizzazione della cripta, ricca di busti, statue e reliquiari e un sarcofago del VI secolo d.C. Conservate nella collegiata e nei locali attigui vanno segnalate opere di Ercole Ramazzani, Antonuccio da Jesi, Annibale Carracci, Giacomo Pincellotti, Giovanni Francesco Ferri, Corrado Teutonico e l’organo di Saverio Vici e Sabastiano Vici risalente al 1776.
> Chiesa Conventuale S. Francesco
Sorge poco fuori dalla cerchia delle mura, su una collina il cui sguardo abbraccia le campagne di Montecarotto e faceva parte di un convento francescano soppresso nel 1867. La costruzione della chiesa e del convento inizia nel 1612. I lavori procedettero velocemente, e nell’agosto del 1616 una parte della nuova chiesa, le celle e altre strutture erano terminate. Ciò permise di officiare la chiesa. I lavori del convento continuarono dal 1630 al 1695. La chiesa attigua, completata nel 1660, è a una sola navata con sette altari e la sagrestia. Il convento durante il periodo napoleonico fu soppresso ed indemaniato per la prima volta; passata la ventata napoleonica, i frati vi poterono far rientro nel 1816 per esserne poi definitivamente allontanati nel 1867 dal governo italiano. Sono presenti opere di Antonio Massi di Jesi, quattro paliotti degli altari in scagliola risalenti al 1708, quattro confessionali in noce dei primi dell’Ottocento intagliati e decorati da colonne tortili, l’organo di Pietro Nachini numerato come opera n° 56 e risalente al 1740.
> Chiesa di S. Filippo
l’origine della sua costruzione è dovuta alla pestilenza scoppiata a Jesi e nel contado nel 1456. La chiesa venne edificata dalla confraternita di Santa Maria e l’antico nome era quello di Santa Maria delle Grazie. La sua fondazione risale agli inizi del 1500. Nel 1653 la chiesa venne affidata ai sacerdoti della congregazione oratoriana che la intitolarono a San Filippo Neri. La chiesa venne poi ricostruita nelle forme attuali con pianta circolare e tre altari all’inizio del secolo XVIII, probabilmente intorno al 1710. All’interno è presente l’organo di Sebastiano Vici risalente al 1830.
> Chiesa S. Maria del Popolo e del Crocifisso
> Chiesa S. Pietro, Chiesa S. Lorenzo, S. Maria della Neve (chiese rurali)
> Giardino della Liberazione e Monumento ai caduti
Tipicità
Siamo famosi...
siam tutti qua!
I Ciarimboli
Verdicchio
Territorio dove nascono molte cantine che producono questo prodotto che rappresenta una delle eccellenze oramai riconosciute a carattere nazionale ed internazionale.
Coniglio in Porchetta
Secondo piatto preparato con coniglio disossato e farcito che, come tutti i piatti tipici della tradizione marchigiana definiti “in porchetta” , viene profumato con finocchietto selvatico, salvia e rosmarino.
Pizza con Grasselli
Pizza impastata con lo strutto e con in mezzo tanti grasselli di maiale, lievitata e cotta a forno. Soffice e spessa, è ottima anche dopo giorni dalla preparazione. Anche questa fa parte di una tradizionale merenda marchigiana, da quando “pizza” (intesa come pomodoro & mozzarella) non era nemmeno un concetto.
Ciarimboli
Chiamati anche grasselli, ingrediente distintivo della pizza di cui sopra. Sono le parti grasse del maiale non utilizzate per altri salumi, fatte cuocere a fuoco lento per ottenere lo strutto: la carne residua vien tritata, ottenendo i ciarimboli, croccanti e gustosi, da utilizzare come ingrediente per altre preparazioni o da sgranocchiare in solitaria.
Maritozzi e Ciambelle di mosto
Maritozzi marchigiani (ricetta originaria dell’antica Roma) sono a forma di brioches, aromatizzati, con una glassa in superficie. Le ciambelle di mosto, come si deduce dal nome, sono preparate con un impasto a base di mosto fresco e, in misura minore, anice e miele. Ovviamente, è un dolce tipico del periodo della vendemmia.
Proloco Montecarotto
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Comune di Montecarotto
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