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Val ben la pena calcare la strada

Per porre l’occhi su Rocca Contrada 

 

Arcevia ricca di molti castelli

Maestosi, antichi, ma tutti belli 

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Arcevia
la storia

Arcevia, situata nell’alta valle del fiume Misa, è chiamata “la perla dei monti” per la bellezza dei suoi monumenti, ma anche per la sua eccezionale posizione (535 m s.l.m.) che permette di godere di scorci incantevoli.

 

Il suo territorio, a carattere prevalentemente collinare e di notevole estensione (126 kmq), comprende anche 9 castelli ben conservati, piccoli borghi dall’impianto fortificato, la cui visita è di grande suggestione.

 

Parte del comprensorio comunale ricade entro i confini del Parco Naturale Regionale Gola della Rossa e di Frasassi, dove è possibile effettuare numerose escursioni per ammirare varie specie arboree, floristiche e faunistiche. Il popolamento del territorio di Arcevia comincia nella preistoria, con i rinvenimenti dei materiali in selce scheggiata del Paleolitico Superiore e manifesta una certa continuità fino alle soglie della romanizzazione: ne sono prova l’importante fossato difensivo di Conelle (Età del Rame), l’abitato protovillanoviano di Monte Croce-Guardia (Bronzo Finale), la necropoli celtica ed il santuario di Montefortino (IV-II sec. a.C.).

 

Tuttavia l’abitato di Arcevia, all’epoca Rocca Contrada, nasce alla fine del XII secolo con la fusione dei due nuclei fortificati di Rocka de Contrado e Turris Rupta. Erettasi subito dopo a libero Comune, comincia anche la sua espansione territoriale, attraverso l’assoggettamento militare dei castelli e delle ville circostanti. Alla fine del ‘200 la città si schiera a favore della lega guelfa: la sua fedeltà al Papa viene messa alla prova in alcune battaglie e occupazioni (Braccio da Montone prima, Francesco Sforza poi) alla fine delle quali, nel 1449, verrà premiata da papa Niccolò V con il conferimento del titolo di Propugnaculum Ecclesiae.

 

Durante il ‘500 conosce il momento di massimo splendore artistico e culturale, cui segue nel secolo successivo una progressiva perdita di importanza strategica e politica, che tuttavia permette ad Arcevia di continuare a prosperare. Nel 1817 papa Pio VII le attribuisce il titolo di “città” e ne cambia il nome da Rocca Contrada in Arcevia, sulla base di alcuni documenti medievali in seguito rivelatisi falsi.

 

Durante la Seconda Guerra Mondiale, gli arceviesi pagano con il sangue l’adesione alla Resistenza partigiana: dell’eccidio di Monte Sant’Angelo (4 maggio 1944) rimane non solo l’annuale commemorazione, ma anche il Monumento al Partigiano, posto all’ingresso della città. Dai tragici eventi di quegli anni nasce il gemellaggio con il comune sloveno di Ribniza.

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Porta Santa Lucia

Eventi

Street Food all'Arceviese

Mese di Luglio

Evento culinario.

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I Calcioni

Luoghi da visitare

> I 9 Castelli di Arcevia

Particolarmente suggestivo è l'itinerario nei nove castelli di Arcevia, protetti dalle loro antiche mura e porte fortificate: Avacelli, Castiglioni, Caudino, Loretello, Montale, Nidastore, Palazzo, Piticchio e San Pietro. Intatti nel loro aspetto medievale, racchiudono anche opere artistiche di assoluto interesse come quelle di Ercole Ramazzani. Immersi nella natura e posti al di fuori delle principali vie di comunicazione, offrono l’incredibile sensazione di sentirsi proiettati indietro nel tempo.

> Museogiocando

A  Piticchio di Arcevia,  aperto su prenotazione, con modellini e giocattoli d'epoca.

> Collegiata di San Medardo 

Uno scrigno di tesori dell’arte sacra: la sua intitolazione risale, secondo una leggenda, a Carlo Magno in persona, che avrebbe donato alla città un dito del santo. La struttura è articolata in un’unica navata su cui si aprono otto cappelle e la pianta è a croce latina. L’interno della chiesa è decorato dagli arredi lignei del maestro intagliatore francese Leonardo Scaglia (1610-1660). Nella cappella del Santissimo Sacramento è collocato il Crocefisso in terracotta invetriata di fra’ Mattia della Robbia (XVI sec.), e poco più avanti si ammira il meraviglioso dossale in terracotta invetriata con la Vergine dei miracoli di Giovanni della Robbia (1469-1529 ca.). Sul lato destro della cappella è stata recentemente collocata una Pietà di Giuseppe Gigli (n. 1957), pittore arceviese. La cappellina battesimale accoglie la splendida tavola rappresentante il Battesimo di Cristo di Luca Signorelli, la cornice in stile tardogotico è del maestro intagliatore Corrado Teutonico (attivo tra il 1475 e il 1490). Sullo sfondo di un verde paesaggio popolato da personaggi,  fra cui emergono soprattutto le poderose anatomie del Cristo e di San Giovanni. Nella Cappella del Rosario la pala d’altare è una tela di Simone Cantarini il Pesarese (1612-1648), allievo di Guido Reni, e rappresenta la Madonna del Rosario con i Santi Domenico e Caterina da Siena. Alla parete sinistra del presbiterio, Giudizio Universale, ultima opera di Ramazzani di evidente ispirazione michelangiolesca; su quella destra, la Trinità, della bottega del Guercino (1591-1666). Nell’abside si ammira l’imponente polittico di Luca Signorelli, firmato e datato 1507, con Vergine con Bambino, Padre Eterno e Santi, dipinto entro una cornice in stile tardogotico. Nella predella sono rappresentate le Scene della Natività, dall’Annunciazione alla Strage degli Innocenti.

La Cappella di San Medardo ospita un grande baldacchino ligneo con colonne tortili decorate da tralci d’uva e ornato da quattro statue raffiguranti le Virtù teologali. Al centro della struttura è collocata la cinquecentesca Statua di San Medardo, ai cui piedi un putto sorregge una rocca, simbolo di Arcevia. Accanto alla chiesa vi è la Raccolta Museale di San Medardo (ingresso prima cappella a sinistra), dove sono conservate numerose opere di Ercole Ramazzani, Claudio Ridolfi e altri autori.

> Chiesa di Santa Maria del Soccorso 

Chiesa di Santa Maria del Soccorso Basilica a tre navate in stile barocco, di aspetto sobrio ed elegante. Al suo interno alcune opere importanti: a metà della navata sinistra è possibile ammirare un delicato dossale in terracotta invetriata, attribuito a fra’ Mattia della Robbia, raffigurante una soave Annunciazione. In fondo alla navata è collocata una tela di Ridolfi con l’Immacolata Concezione, Santa Lucia e Santa Caterina d’Alessandria. All'altare maggiore è esposta un’Adorazione dei Magi di Ramazzani, firmata e da-tata 1577. Nell’altare si conservano le reliquie della beata Alessandra Sabini, religiosa arceviese vissuta nel XVI secolo.

> Centro Culturale di San Francesco

Dopo aver passato l’antico portale romanico (XIII secolo) di corso Mazzini, si giunge nell’antico complesso conventuale francescano, che conserva il chiostro rinascimentale affrescato e la splendida chiesa, decorata da pregevoli stucchi in stile barocchetto. Al primo piano si trova la biblioteca, intitolata ad Angelo Rocca, l’Archivio Storico comunale, uno dei più importanti della regione (contiene circa 1800 documenti pergamenacei dal XIII al XVI secolo), una raccolta permanente dedicata ad Edgardo Mannucci, uno dei maggiori scultori italiani del ‘900, e al suo maestro Quirino Ruggeri. Completa l’esposizione una quadreria con opere di Bruno d’Arcevia, tra i più importanti esponenti del Neomanierismo in Italia, e di Giuseppe Gigli.

> Museo Archeologico Statale

A piano terra  del Centro culturale San Francesco, si trova il Museo Archeologico Statale, che offre una rappresentativa documentazione dei siti archeologici individuati nel territorio, tra i più interessanti delle Marche. Si inizia con i manufatti dell’industria litica di Ponte di Pietra (20.000 anni fa), risalenti al Paleolitico superiore: da vedere gli strumenti in selce e la ricostruzione di uno strato archeologico così come si è presentato agli scavatori. Seguono i materiali del famoso fossato difensivo di Conelle (IV millennio a.C.), risalente all’Eneolitico (a km 4,5 dal centro storico si trova il fossato visitabile e munito di pannelli didattici): tra i prodotti ceramici esposti si distinguono i dolii e le olle con decorazioni plastiche applicate e le tipiche brocche ad orlo obliquo. Quindi è esposta una sezione dedicata all’età del Bronzo finale e all’abitato di Monte Croce Guardia, posto su un’altura che domina il centro storico. L'ultima parte del percorso è dedicata al celebre sepolcreto gallico (IV-II sec. a.C.) e al santuario di Montefortino, dove si possono ammirare splendidi corredi celtici femminili e maschili. Proprio da Montefortino provengono le eccezionali corone auree oggi esposte al Museo Archeologico Nazionale delle Marche di Ancona.

> Palazzo Comunale

Nella centrale piazza Garibaldi, accompagnato dalla torre merlata, il, ampiamente ripristinato, ma che conserva in alcuni ambienti a pianterreno e nella torre parti dei secc. XIII e XV.

> Palazzo Mannelli Pianetti 

Imponente struttura del del XVI/XVII . 

> Palazzo dei Priori

(XIV secolo) Ospita al suo interno il Teatro Misa, piccolo gioiello architettonico ricostruito tra il 1840 e il 1845 in luogo del precedente teatro seicentesco. È costituito da una bella sala a ferro di cavallo a tre ordini di palchi, progettato dall’architetto Giuseppe Ferroni. La struttura si segnala per il grande palcoscenico, il bel lampadario di Murano e il notevole soffitto affrescato di gusto neoclassico, decorato con agili motivi geometrici e floreali e al centro un rosone, racchiuso da una stella ad otto punte, con ai lati raffigurazioni di muse e poeti, opera di Luigi Mancini (1819-1881), autore del sipario del Teatro “Pergolesi” di Jesi.

> Chiesetta di Sant’Agata 

A pianta ottagonale, progettata nella seconda metà del ‘700 dall’architetto Andrea Vici, che ha sull’altare maggiore una Incoronazione della Vergine e Santi, tela di Claudio Ridolfi (XVII sec.).

> Monumento ai Caduti

Opera di Torquato Tamagnini (1923), alla sommità del corso, al culmine della scalinata.

> Giardino Botanico “Giacomo Leopardi”

Alla destra dell’antico convento dei Padri Cappuccini, si estende, nella parte più alta dell’abitato, da dove si può godere di un panorama che va dal monte Catria al mare. All’interno del Giardino Botanico sono presenti oltre 60 specie, tra le quali 29 esotiche. Immersi tra i viali ombrosi del parco, nella parte più elevata, si trovano i resti dell’antica Rocca.

> Cinta muraria medievale di Arcevia

È molto estesa e quasi completamente conservata. La sua forma attuale fu voluta da Francesco Sforza (XV sec.), che la fece fortificare con un efficiente sistema di torrioni e relativi camminamenti. Quattro gli antichi ingressi fortificati ancora oggi visibili: porta Sant’Agostino, porta Santa Lucia, porta San Pietro (o del Forno) e porta del Sasso. 

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Andrea Vici

Siamo famosi...
siam tutti qua!

PERSONAGGI FAMOSI
di Arcevia

Ercole Ramazzani

(1535 ca-1598), pittore, allievo di Lorenzo Lotto.

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Tipicità

Arcevia è rinomata anche per una tradizione gastronomica basata su piatti di carne, sulla norcineria e sulla preparazione di dolci che vanno abbinati alla produzione locale di Verdicchio e Rosso Piceno.

Calcioni (dolce o salato)

Classificarli come dolce o salato può essere difficoltoso, perché hanno lo zucchero ma contengono una miscela segreta di pecorino. La forma è a mezzaluna e vanno cotti al forno.

Mais Ottofile 

Varietà autoctona di granoturco scomparsa da decenni, in tempi recenti ne è stata reintrodotta la coltivazione, che sta riscuotendo un notevole successo tra i cultori di antichi sapori.

Verdicchio

Rosso piceno

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